Il 18 marzo si è svolto il settimo ed ultimo incontro di “Ambiente a tutto TOndo”, un ciclo di tavole rotonde su tematiche ambientali, cominciato a dicembre ed organizzato dalla Casa dell’Ambiente di Torino in collaborazione con Il Pianeta Azzurro.  In preparazione alla Giornata Mondiale dell’Acqua del 22 marzo, il tema di questo incontro è stato l’acqua. Nello specifico, si è discusso sulla corretta comunicazione, educazione e salvaguardia delle risorse idriche di Torino.

Il primo relatore è stato Anna D’Accorso, responsabile del settore di Educazione ambientale dell’Associazione Hydroaid, scuola internazionale dell’acqua per lo sviluppo. L’obiettivo dell’associazione, dalla sua istituzione nel 2001, è sempre stato quello di promuovere percorsi formativi per operatori del servizio idrico ed ambientale per contribuire allo sviluppo sostenibile delle comunità locali di paesi in via di sviluppo ed emergenti. A livello internazionale, infatti, l’associazione ha promosso e realizzato diversi interventi di formazione e rafforzamento delle competenze inerenti la gestione della risorsa idrica. Questo è stato possibile grazie al contributo di associazioni, ONG, società civile, università, istituzioni locali e società private. Anche se la metodologia principalmente adoperata è quella della formazione a distanza, considerando che i beneficiari sono provenienti da Paesi in via di sviluppo, sono state svolte molte formazioni in presenza, realizzando anche visite tecniche e stage. A livello locale, dal 2014 l’associazione ha realizzato il programma CliC dedicato a scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado, grazie al supporto dell’ATO3 e sempre in collaborazione con le istituzioni e organizzazioni del territorio. CliC ha avuto come focus la gestione della risorsa idrica e gli impatti del cambiamento climatico su questa, con l’obiettivo di promuovere la tutela e il corretto uso della risorsa. Ad oggi sono stati coinvolti quasi 3000 studenti del territorio, provenienti da più di 70 scuole in 20 comuni. L’utilizzo dell’approccio esperienziale, in quanto processo di formazione, è stata una metodologia che ha permesso all’associazione di consolidare molte informazioni che spesso erano molto complesse per gli studenti. In questo approccio rientrano laboratori, giochi e quiz, apprendimento sul campo oltre alle lezioni frontali. È in corso di progettazione CliC plus, un programma pensato in modalità digitale che si offre come un valido supporto alla didattica a distanza.

A seguire, Ippolito Ostellino, naturalista esperto in materia di gestione del paesaggio, nel suo intervento si è soffermato sugli aspetti positivi e sulle criticità della tutela e gestione delle risorse idriche.  Alcuni esempi relativi agli aspetti positivi della regolamentazione delle risorse idriche riportati sono stati: la legge 183/89 che ha istituito i piani di bacino con la fasce fluviali di rispetto; il piano d’Area del Po approvato nel 1995 che ha regolato l’utilizzo delle risorse con la rinaturalizzazione e riqualificazione delle aree estrattive molto diffuse sul territorio torinese, con la presenza di decine di laghi originati da cave; infine, la Direttiva acque che ha fornito molti elementi nuovi sui temi del controllo e del monitoraggio. Ma nel tempo, e soprattutto negli ultimi anni, sono emersi forti elementi di criticità, come la mancanza di un coordinamento territoriale per il piano di area del Po che in 30 anni non è mai stato oggetto di monitoraggio. La pubblica amministrazione è schiacciata tra problemi di funzionalità e mancanza di ricambio generazionale. Quello che manca principalmente è il coordinamento tra tante realtà come le 4 aree MaB del programma uomo e biosfera  dell’UNESCO presenti lungo il Po, dal Monviso, passando per Collina Po a Torino, il Po grande, che prende tutta la zona della media valle Po e infine il delta del Po, che non sono coordinate tra loro. Per poter far fronte a queste difficoltà un punto fondamentale su cui lavorare è l’etica ambientale. Se non si lavora anche su questa continueremo ad essere soggetti interessati all’ambiente pieni di codici e di leggi ma senza risultati perché le comunità non avranno aderito ad un’etica nuova e quindi ad un processo culturale diverso.

Il terzo relatore è stato Franco Borgogno, giornalista e divulgatore ambientale torinese, e Presidente di Ocean Literacy Italia, una rete costituita con il fine di promuovere la conoscenza del mare. Nel 2020 è stato anche il vincitore del Blue Prize, un premio dedicato a chi si è distinto per la propria attività di protezione dell’ambiente e divulgazione scientifica in ambito acquatico. Nel suo intervento ha presentato Ocean Literacy che è rappresentata in 7 principi. Il primo è che l’oceano è uno solo, un concetto fondamentale per la comprensione del ciclo dell’acqua e il fatto che tutti i processi legati ad essa siano interconnessi. Per spiegare questo concetto, un esempio proposto è stato quello della farfalla di mare, uno degli organismi a cui si presta maggiore attenzione in questo momento perché il suo guscio è minacciato dall’acidificazione dell’oceano. Il fatto che questi organismi, apparentemente lontani ma importantissimi perché alla base della catena alimentare, siano in difficoltà, ci lancia un forte allarme. Un altro elemento emblematico è dato da Aequorea victoria, una medusa bioluminescente. La proteina che permette la sua bioluminescenza si sta rivelando fondamentale nella ricerca sulla prevenzione di tumori e di altre malattie gravissime come l’alzheimer. Il mare, oltre ad essere un contenitore di vita, di risore, salute e ricreazione per l’uomo, sotto forma di ghiaccio, ha  anche un ruolo importantissimo per il cambiamento climatico. Comprendere l’importanza del mare è fondamentale per innescare azioni consapevoli di tutela e permettere di prendercene cura in maniera più efficace.

Successivamente, Marco Bonfante, Presidente dell’Associazione Vie d’Acqua, canoista e ideatore del progetto VisPO, ha presentato l’associazione, nata nel 2019 dal fatto che il fiume Po nel tratto piemontese e torinese nello specifico sia stato per anni trascurato. Questo tratto, a differenza degli altri, è interessato da barriere architettoniche che lo rendono poco navigabile. L’obiettivo dell’associazione è quello di tutelare il fiume permettendo attività che lo valorizzino come risorsa. In questi anni sono state realizzate varie attività. Una delle prime è stata #trashchallenge, la ripulitura di attracchi e sponde fluviali a Torino, in collaborazione con Legambiente e il progetto VisPO. A seguire sono state svolte fiaccolate sul fiume in occasione della notte bianca al Parco del Valentino e l’aperi-fiaccolata per la festa di San Giovanni, patrono di Torino. Le proposte future dell’associazione sono rivolte soprattutto al recupero dei sei attracchi turistici del tratto torinese non solo come trasporto pubblico ma al fine di renderli fruibili da tutti in modo sostenibile.

Per concludere Mauro Allietta, Presidente dell’Associazione I Love Toretha illustrato le iniziative dell’associazione che ha come scopo principale preservare e valorizzare i toret, bene comune e unico al mondo. I toret, infatti, hanno un valore storico molto importante per la città di Torino perché, dal loro posizionamento a metà ‘800, rappresentano uno stretto connubio con l’acqua, essendo l’unico modo all’epoca per distribuirla ai cittadini. Ilovetoret nasce nel 2011 per proteggere i toret dalla loro sostituzione. I torinesi sono molto legati ai toret a livello affettivo e l’associazione ha valutato questo legame dando la possibilità al cittadino di “adottare” uno degli oltre 800 toret distribuiti nella città.

 

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